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Guardare la tua terra

Aggiornamento: 15 lug 2020



Raccontare una terra può essere come spiegare un’opera d’arte: sfida rischiosa.

Basta sbagliare l’atteggiamento o incaponirsi sulla forma per trasformare una bella storia in uno sterile esercizio.

Non esistono manuali per tradurre l’autenticità di un luogo in un video altrettanto autentico. Forse, però, esiste un’attitudine.

Quando si parte per un viaggio così, ciò che non deve mancare nello zaino (insieme all’attrezzatura) è l’idea. Poi, entrati nel vivo, l’idea deve cambiare.

Deve cioè adattarsi a come cambia lo scenario, a ciò che l’ambiente ci trasmette dal vivo, condizionando il nostro pregiudizio iniziale di estranei e plasmandolo all’aspetto reale del territorio. Altrimenti tradiamo quella natura e quell'idea.

Insomma: prima di guardare dobbiamo ascoltare.

È ciò che è accaduto al documentarista Robert J. Flaherty mentre girava Nanuk l’eschimese: una lunga immersione nelle storie di quelle gelide regioni remote, un capolavoro realizzato in tempi biblici, impensabili per i ritmi di oggi.

Tuttavia resta un modello di approccio: quello di chi sa calarsi totalmente nell’ambiente che va raccontando, modo efficace di silenziare tecnicismi e capricci creativi per lasciare spazio al respiro naturale della narrazione.

GAL GardaValsabbia vuole essere quel tipo di storia.



Cinque giorni di lavorazione e una giornata di drone in una vasta area del territorio bresciano: dalla Valle Sabbia a Valtenesi fino all’Alto Garda attraversando boschi, laghi, ferrate, rocche, castelli, fienili, frantoi, limonaie e ancora agriturismi, botteghe artigiane, caseifici e case adattate a laboratori.


Tutto questo per raccontare che cosa? Il silenzio.

Il silenzio di una terra che rimane ancora troppo in silenzio, perché meriterebbe di essere conosciuta e amata per la sua straordinaria ricchezza. Il silenzio della natura, apparente perché in realtà pregno di suoni e infrasuoni, rumori e fruscii che restituiscono un affresco sinfonico di questo ampio spicchio di Garda. Il silenzio delle persone che qui lavorano e che non hanno bisogno di parlare per raccontare ciò che le loro mani e le loro opere dicono, entrambe in perfetta armonia con il verde. Il silenzio del risultato: suoni e musica, senza voce.

Non spetta a S/nner dare un giudizio finale su questo progetto. Potete farlo voi.

La reel sintetica di tutti i nostri lavori sul territorio, invece, è qui.




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